Storia
Prime notizie, età magnogreca
In mancanza
di precedenti testimonianze attendibili circa le epoche più remote, si è
propensi a far risalire la prima fortificazione di Scilla agli inizi
del V secolo a.C., allorquando durante la tirannide di Anassilao la
città di Reggio raggiunse una notevole importanza, che le permise di
ostacolare per oltre due secoli l'ascesa di potenze rivali.
Strabone
racconta che nel 493 a.C. il tiranno di Reggio, Anassila il giovane,
per porre fine alle reiterate razzie perpetrate dai pirati tirreni a
danno dei commerci aperti dalla città con le colonie tirreniche, avesse
mosso contro di loro con un forte esercito, sconfiggendo e scacciando i
pirati da queste terre. Per i Tirreni gli innumerevoli scogli e l’alta
rocca caratterizzanti la costa scillese costituivano un rifugio naturale
ideale, luogo inaccessibile da cui dirigere redditizie scorrerie lungo
le coste, nascondiglio sicuro per il bottino e baluardo di difesa contro
eventuali controffensive nemiche.
Presumibilmente
sorsero quindi contrasti e lotte tra i primi marinai e pescatori che
avevano occupato la zona e i pirati Tirreni, alla cui bellicosità forse
si deve attribuire la causa dell’arretramento dal mare dei pescatori,
ostacolati dai pirati nella pratica su cui basavano il proprio
sostentamento. Ciò spiegherebbe il trasferimento di residenza verso la
zona alta di Scilla - l'attuale quartiere di San Giorgio - attuato da
queste genti marinare, che si trasformano in agricoltori e cacciatori e
mantengono poi attive le nuove pratiche fino all’età moderna.
Espertissimi
nella navigazione, i Tirreni avevano dominato a lungo da incontrastati
padroni le rotte del Mediterraneo, esercitando il proprio predominio
soprattutto nello Stretto, grazie al presidio posto sulla rupe scillese,
all'imboccatura del canale, presumibilmente fortificato. Più tardi però
questi vennero sconfitti dai reggini, vittoria questa che segna un
momento significativo nella storia di Scilla, considerata da Anassila un
importante avamposto di controllo sulle rotte marittime. Mentre si
assicura il dominio sul territorio circostante inglobando una nuova
sezione del Chersoneso reggino, al tempo stesso Anassila ha cura di
realizzare una "stazione delle navi" a Punta Pacì, ordinando la
costruzione di un porto dotato di un agguerrito presidio militare.
L’opera
di fortificazione dell’alto scoglio fu portata a termine dai successivi
tiranni reggini, spesso impegnati in scontri con i pirati che
combattono avvalendosi del porto fortificato appositamente costruito a
Monacena, verso Punta Pacì, in un luogo inaccessibile dal lato opposto
allo scoglio. Baluardo della sicurezza dei reggini, la fortificazione di
Scilla dotata di approdo è di fondamentale importanza agli effetti del
felice esito della guerra contro la pirateria, consentendo ai tiranni di
Reggio di opporre per lungo tempo una valida resistenza contro gli
attacchi di nuovi nemici e contro i continui tentativi di rivalsa dei
Tirreni sconfitti.
Agli inizi del III secolo a.C., dopo la presa
di Reggio ad opera del tiranno di Siracusa Dionisio I, che nel 386 a.C.
aveva distrutto la flotta navale della città di stanza a Lipari e nel
porto di Scilla, I pirati tirreni tornarono ad essere audaci e si
reinsediarono sul promontorio scillese, dove ripresero a dedicarsi alla
pirateria avvalendosi del preesistente porto fortificato fino a quando,
nel 344 a.C., il prode Timoleonte di Corinto riuscì a sconfiggerli
definitivamente.
Per quanto riguarda la successiva storia della
fortificazione dell'imponente scoglio di Scilla, si ha testimonianza di
come essa coincida con la storia delle vicende che hanno caratterizzato
il reggino all’indomani della tirannide siracusana.
In tarda età
magnogreca lo scoglio scillese è una fortezza, conosciuta come Oppidum
Scyllaeum, successivamente potenziata nelle sue strutture militari
durante l'età romana, allorquando porto ed oppidum costituiscono un
funzionale ed efficiente sistema di difesa per i nuovi dominatori del
Mediterraneo.
Epoca romana
Alla fine del II secolo a.C., durante le guerre condotte dai Romani contro i Tarantini sostenuti da Pirro, e in particolare durante la prima e la seconda guerra punica, i Cartaginesi che avevano stretto alleanza con i Bretti e circolavano liberamente lungo le coste reggine, furono fermati nella loro ascesa proprio grazie alla strenua resistenza opposta loro dalla fortificata città di Scilla, alleata di Roma.
Alla fine del II secolo a.C., durante le guerre condotte dai Romani contro i Tarantini sostenuti da Pirro, e in particolare durante la prima e la seconda guerra punica, i Cartaginesi che avevano stretto alleanza con i Bretti e circolavano liberamente lungo le coste reggine, furono fermati nella loro ascesa proprio grazie alla strenua resistenza opposta loro dalla fortificata città di Scilla, alleata di Roma.
L’importanza della
Scilla latina cominciò a decadere all’indomani della conquista romana
delle terre siciliane quando, dopo Reggio e Siracusa, Messina assurse al
ruolo di nuovo caposaldo per il controllo dello Stretto.
Pur
tuttavia Scilla, posta all’imbocco settentrionale del canale, continuò a
costituire un’importante tappa d’approdo lungo la costa tirrenica
continentale, tant’è che nel 73 a.C., durante la guerra condotta dai
romani contro gli schiavi, la cittadina sembra essere stata prescelta da
Spartaco, a capo dei ribelli, per accamparsi in attesa di poter
attraversare lo Stretto.
La fuga in Sicilia, progettata dagli
schiavi ribelli con il ricorso a zattere costruite col legno di castagno
estratto dai boschi scillesi, non ebbe tuttavia alcun esito a causa
della presenza lungo lo Stretto delle minacciose navi pompeiane.
Successivamente
il tratto di mare antistante la cittadina fu teatro degli avvenimenti
che segnarono l’ultimo scontro tra Pompeo e l'annata dei Triunviri,
conclusosi nel 42 a.C. con la disfatta del primo.
In quel
frangente il porto di Scilla offrì opportuno rifugio alle navi di
Ottaviano pressate dalla flotta di Pompeo, allorquando il futuro
Augusto, nel tentativo di rimandare lo scontro finale ad un momento a
lui più propizio, colse l’importanza strategica di Scilla e, una volta
liberatosi definitivamente dei rivali, decretò l’ulteriore
fortificazione del suo porto.
Era cristiana
Dopo Ottaviano
non sembra che la fortificazione scillese abbia conosciuto nuovi
rimaneggiamenti, sebbene la cittadina continui a detenere l’importante
ruolo di centro marittimo locale, come testimonia san Gerolamo quando,
approdato nel 385 a Scilla durante il suo viaggio verso Gerusalemme, ci
ha lasciato testimonianza nel III libro delle sue opere, circa la grande
esperienza dei marinai scillesi, capaci di fornirgli consigli assai
utili per il buon proseguimento della navigazione.
Lo stato di
abbandono in cui sembra trovarsi la fortezza di Scilla in tarda età
romana, presumibilmente, dipende dal localizzarsi la stessa al di fuori
degli itinerari terrestri percorsi dai barbari, durante le loro
invasioni nel sud della penisola.
Costoro, infatti, nel loro
"calare" a sud, utilizzano i tracciati viari romani rimasti agibili in
quell’epoca di decadenza. Scilla, che non era allacciata alla via
Popilia, unica strada consolare esistente lungo la costa tirrenica,
rimane dunque estranea ai fatti essenziali del tempo.
Difatti la
Via Consolare Popilia, nel tratto più meridionale del suo percorso non
bordeggiava la costa, bensì risaliva verso l’interno passando per Solano
e, superate le Grotte di Tremusa, raggiungeva la statio ai Piani della
Melia, dirigendosi poi verso Cannitello, «ad Fretum», senza ripiegare
verso Scilla.
Età bizantina
Ai primi monaci basiliani gli
storici attribuiscono la fondazione del Monastero e della chiesa di San
Pancrazio, tra l’VIII e il IX secolo d.C., fortificati per volontà della
stessa Bisanzio, che aveva affidato ai Padri il compito di difesa delle
coste dello Stretto.
Scilla - Panorama |
Era moderna e contemporanea
Il
terremoto del 1783 rappresenta uno spartiacque importante nella storia
di Scilla per la particolarità con la quale si abbatté sulla cittadina e
anche perché rappresentò la fine di uno sviluppo economico che Scilla
ebbe lungo tutto il settecento.
Fonte: Sito Web del Comune di Scilla
Fonte: Sito Web del Comune di Scilla
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