sabato 30 maggio 2015

Alessandro e Simone Vazzana - Post n. 2.356

Alessandro e Simone Vazzana
13 giugno 1999
Torino -
Stadio delle Alpi 
Riflessioni di Alessandro Vazzana, tifoso pazzamente innamorato della Reggina, prima dei derby playout contro il Messina

La nostra storia è cominciata ufficialmente il 13 giugno 1999. Prima di quel giorno non ci eravamo mai incontrati di persona anche se, probabilmente, ci saremo anche visti in giro, da qualche parte, d’altronde la città è piccola e tutti ti conoscono.
Tuttavia il primo mio ricordo di noi due insieme risale a quell’indicabile giorno di primavera: io avevo appena 6 anni, ma guardandoti già avevo capito tutto, già mi ero innamorato. Tanto che chiesi a mio padre se potevamo fare anche noi invasione per venire ad abbracciarti e far festa con te, ma invano.
Quel lontano giorno venisti tu, da Reggio, dalla mia seconda casa, a trovare me, che di te invece avevo solo sentito parlare qualche volta, ma senza prestare neanche troppa importanza.
Quel pomeriggio fu anche il giorno più importante della tua intera storia. E io c’ero…C’ERO.
Sai, amore mio, chi non ti conosce qualche volta ride quando faccio il tuo nome, mi chiede perché, con tutte quelle che c’erano, io avessi scelto proprio te. Io ascolto queste domande e sorrido di gusto. So che non potranno mai capire, perché tu non sei la più bella, non sei la più brava né la più forte, ma allora, se tu non sei tutte queste cose, perché scegliere proprio te?
A me, in realtà, piace pensare che ci siamo scelti a vicenda. Quindi mettiamola così: da un lato ci sono io che me le cerco, che avrei potuto fare il tifo per qualcuno di più vincente e famoso, ma dall’altro ci sei tu, che, anche se non sei la più bella, né la più brava, né la più forte, sei la migliore, la Reg(g)ina.
Però questo non l’ho capito quel giorno, ma nei mesi e negli anni successivi, soprattutto quando litigavamo e, urlavo, che non avrei voluto più vederti, che mi meritavo di meglio e che non era giusto soffrire così. In realtà mentivo, sapevo che non era vero niente, sapevo che dopo una settimana sarei stato ancora lì ad ammirarti in tutta la straordinaria bellezza dei tuoi momenti migliori, e tremenda bruttezza di questi ultimi anni soprattutto, sapevo che non potevo fare a meno di te. E, infatti, eccomi ancora qui.
L’anno più bello ed emozionante, però, me l’hai donato 8 anni fa, quando, per davvero, per distacco, sei stata la più bella, la più brava e la più forte. Perché da quella situazione solo una squadra del genere, con un pubblico del genere poteva uscirne. Solo noi possiamo dire di essere stati mandati, ingiustamente, all’inferno, di esser risaliti con le unghie e con i denti fino al purgatorio, per arrivare, infine, in paradiso. E tutto questo nel giro di soli 8 mesi, tra la sorpresa un po’ di tutti. Quei tutti che probabilmente a parità di risorse non si sarebbero rialzanti chissà per quanto tempo.
Sorpresa per tutti, dicevo, tranne per coloro che ti hanno ammirato a Palermo, nella tua prima uscita stagionale. Quando finì 4-3 per loro, tra ingiustizie e sfortuna, ma eravamo vivi. 
Lì sono stato davvero orgoglioso di te e ho capito che eri davvero la migliore. 
Ovviamente, come in ogni storia d’amore, abbiamo avuto anche momenti orribili, come Verona, Novara e poi questi ultimi tre anni, ma sai cosa? Chi se ne fotte. Questi momenti mi hanno fatto capire che io non posso e non potrò mai stare senza di te, perché le emozioni che mi hai regalato, belle e brutte, non le dimenticherò mai.
Inoltre ti devo dire grazie perché, tu, mi hai insegnato a perdere, e soprattutto mi hai insegnato che la sconfitta è inevitabile, ma quando arriva deve essere dignitosa. Ci siamo sempre rialzati e questo, probabilmente, è il punto più basso della tua storia, e anche della nostra.
Ora abbiamo 190 minuti circa per rialzarci. E non poteva esserci avversario peggiore, ma neanche migliore per superare questo momento.
Domani abbiamo la prima battaglia e ti chiedo solo di dare tutto. Ti chiedo solo di provarci e di lottare. Perché, come ben sai, io sarò sempre al tuo fianco (almeno con il cuore), in qualsiasi categoria e in qualsiasi tempo, ma tu devi metterci il cuore, me lo devi, CE LO DEVI.
Infine ti volevo ringraziare per i ricordi di te, e di coloro che hanno indossato, sudato e onorato quella maglia. Mi ricordo, ad esempio, del gol di Taibi al ’90 contro l’udinese sotto la Nord, del primo gol di Nakamura in amichevole contro la dinamo zagabria, e di quell’amichevole contro i Galacticos, da dove comunque uscimmo a testa altissima. E poi mi ricordo della “castagnara” Tedesco, di “Iddu u sapi” Mozart, del sempre elegante, ma folle Vargas, di Aronica e Lucarelli nei loro tempi d’oro, dei due stantuffi Mesto e Modesto che tutta la serie A ci invidiava, della coppia d’oro Amoruso-Bianchi, del gol di Foggia da centrocampo contro il Catania, di Savoldi che ha fatto 13 al San Paolo, di Possa, dello spareggio a bergamo e degli eroi di quel giorno (e non solo) Cozza e Bonazzoli, delle rovesciate di Re David, del mitico Puggioni (a mio avviso il portiere più forte mai visto alla reggina), ma anche di Pigliacelli, che nonostante una stagione fallimentare ha dimostrato di essere un grande portiere.
Lo so che sono un fiume in piena, ma come non citare anche Vigiani e la doppietta al Cagliari, la sassata di Barreto contro l’Empoli, Aimo Diana, la corsa di Cirillo sotto la curva sbagliata all’Olimpico di Roma, KALLON e il primo gol in serie A della reggina contro la Juventus, la vittoria contro l’inter con conseguente esonero di Lippi (che qualche anno dopo ci ha fatto vincere un mondiale), il rigore parato da Belardi, a San Siro, all’esordio, contro un certo Shevchenko, il capitano Maurizio Poli, la lentezza di Bogdani, l’improponibile coppia REGGI-LA CANNA, la mia frase a Missile al suo primo anno in prima squadra alla reggina: “Simo guarda ti ho preso al fantacalcio quest’anno”, e la sua risposta divertita: “grazie, hai fatto un bell’affare, valgo 1!!”, Stuani e il suo nonno (con rispettivo taccuino), N’DIE , l’eleganza di De Rosa, il gol di Amerini contro il Milan campione d’Europa, Chisti Simu, ma prima ancora Melo e Tota e il loro viaggio verso torino, la classe, da giocatore, di Simone Giacchetta (lasciamo stare il dopo), il sigaro di Foti, la corsa di Foti, gli insulti a Foti, le sue difficoltà oggettive, ma soprattutto la sua cessione per 15 milioni di lire di Cirillo all’inter, Makinwa (l’unico nero lento siamo riuscito a prenderlo noi), e poi tutta la pioggia presa a Novara, e l’incazzatura di quel viaggio di ritorno dopo essere stati ad un passo dall’ennesima risalita, e poi ROBERTO BARONIO, ANDREA PIRLO, e il sogno mai realizzato di roby baggio alla reggina.
Questo è, in piccola parte, tutto quello che mi viene in mente quando penso a te, e che mi rivivo ogni volta che sento la domanda “ma come fai a tifare Reggina?”.
Io sorrido, non rispondo, perché la domanda giusta da porre è: “come fai a non tifare Reggina?”.
E adesso affonDiamoli. E se così non sarà, tranquilla, so nuotare, riemergeremo insieme.

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