martedì 24 febbraio 2015

Gallico Marina (RC) - Post n. 2.330

Gallico Marina

Pentimele - Post n. 2.329

Campo di tiro a volo
Per decenni è stato uno dei più importanti campi di tiro a volo d'Italia dove gli appassionati reggini potevano assistere ad eventi anche di livello internazionale.

mercoledì 11 febbraio 2015

martedì 10 febbraio 2015

Viale Genoese Zerbi - Post n. 2.326

Viale Genoese Zerbi

Bocale - Post n. 2.325

Bocale
Il quartiere di Bocàle, situato all'estrema periferia sud del comune di Reggio Calabria, confinante col comune di Motta San Giovanni, è caratterizzato, per lo più, da edifici di nuova costruzione, qualcuno maggiormente degno di nota in quanto ristrutturato sulle rovine di vecchie case rurali, alcune delle quali, anche di gusto ricercato, versano ancora in stato di abbandono.
Il quartiere è suddiviso in cinque rioni: Bocale I, Bocale II, Campoli, Zambaldo e San Cosimo. Il centro abitato di Bocale I si estende dal torrente Fiumarella fino alla chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Cosma e Damiano e si snoda tra l'odierna via Nazionale e la Statale Jonica 106. Il centro abitato di Bocale II va dalla chiesa parrocchiale fino alla via Campolelli, un tempo piccola fiumara, che segna il confine col comune di Motta San Giovanni. Al di sopra della statale 106, all'altezza di Bocale II, si trova il rione di Campoli e il quartiere Zambaldo. All'altezza di Bocale I troviamo invece il centro abitato di San Cosimo.
Nelle colline di Bocàle si coltivano vigneti la cui produzione è destinata alla vinificazione del "Pèllaro" un IGT (Indicazione Geografica Tipica) di consistente gradazione e robusti sapori. Il vino è stato per lungo tempo del secolo scorso, insieme alla pesca, l'economia più vocata della zona.
Al centro del quartiere, al confine tra le due zone di Bocale I e Bocale II, si trova la Chiesa dei SS Cosma e Damiano, recentemente ristrutturata (a partire dal 2003) grazie alla solidarietà e all'opera congiunta degli abitanti di Bocale, del Parroco e degli amici Alpini di Bassano del Grappa.
La chiesa, dalla classica pianta a croce latina, accoglie, nella navata sulla sinistra, la Cappella del Santissimo Sacramento, con la statua della Madonna del Rosario antistante il piccolo altare in pietra bianca, mentre la navata sinistra alberga la Cappella dei Santi Cosma e Damiano, dove è posizionata la Statua dei Santi Medici, e la Cappella di San Giovanni Battista, con il nuovo Battistero e il dipinto raffigurante il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano. La navata centrale, bordata da capitelli in stile corinzio, accompagna i fedeli e i visitatori all'altare centrale, preziosamente adornato da vetrate e affreschi, anche questi ultimi recentemente restaurati, e raffiguranti le opere dei Santi Medici. Alla sinistra dell'altare centrale si può apprezzare l'affresco riguardante una delle scene del martirio dei Santi, in particolare il tentativo di ucciderli mediante il castigo del rogo, mentre sulla destra è rappresentata la scena finale della decapitazione dei Santi Fratelli.
La piazza antistante la Chiesa comprende, sulla destra, un murale "Il paese dei Pozzi" realizzato dai ragazzi della parrocchia, e un'area di ritrovo per i bambini e ragazzi "L'oasi dell'amicizia"; sulla sinistra, anteriormente occupata dalle "giostrine", resta uno spiazzo utilizzato per le attività ricreative organizzate dalla parrocchia. In fondo alla nuova piazzetta, proprio di fronte la chiesa, sull'altro lato della strada, è stata posta una statua raffigurante il Beato Padre Pio.
Nel rione San Cosimo troviamo un'altra piccola chiesetta, dedicata sempre ai Santi Medici. Il Santuario, nonostante la minore frequenza di celebrazioni officiate, ha un notevole valore affettivo e tradizionale per gli abitanti del rione e custodisce un'altra statua raffigurante i Santi.
Tra i monumenti, degno di essere menzionato è il Parallelo 38, una stele marmorea che ricorda il passaggio, in questa zona a sud di Reggio Calabria, dell'omonimo parallelo.

sabato 7 febbraio 2015

domenica 1 febbraio 2015

Pellaro 4 settembre 1910 - Post n. 2.323

Casa del delitto della Mano Nera
Pellaro
4 settembre 1910
"Nella notte del 4 settembre, un agguato crudel si prepara, nel paese chiamato Pellaro. Mentre dormono in otto persone. Ruvolino Giuseppe era stanco, appoggiato al suo letto dormiva, quando giunse la gente cattiva, ebbe un colpo d'accetta e morì. Poi quei barbari ucciser la moglie e, in tal guisa nei letti rasenti, trucidaron i figli innocenti, che a vederli facevan pietà".
Non si scherza con la Mano Nera: la sua ferocia è leggenda, anima dicerie che diventano materia per canti e componimenti, come questo di Cesare Picchi. Ma non è leggenda, è cronaca.
Come molti italiani in quegli anni, Giuseppe Ruvolino tenta l'avventura americana. Però con una moglie e sei figli da mantenere, per il migrante è difficile trovare il bengodi di cui si parla, e New York, alla fine, gli sembra solo un'altra città in cui tirare a campare, dandosi perciò alla malavita. Il problema è che nella Grande Mela delinquere significa quasi sempre avere a che fare con 'a Manu Nira, il terribile racket italiano le cui dita arrivano fino in Canada. Dalle ceneri della Mano Nera nascerà, poco dopo, la mafia.
Ruvolino partecipa ad una rapina organizzata dal clan, ma è sfortunato: la polizia lo cattura, lo minaccia; lui terrorizzato, fa il nome dei suoi complici e ottiene la libertà. Prende famiglia, armi e bagagli e scappa di nuovo in Calabria, consapevoli di essersi macchiato d'infamia, stigma che equivale ad una condanna a morte. Pensa che la Mano non arriverà fino in Italia, e si sbaglia. Scampa a due tentativi di avvelenamento, che non denuncia per paura, ma ormai sa che son venuti a cercarlo fino là, a Pellaro.
La notte del 4 settembre 1910 penetrano nella sua baracca e fanno scempio di lui, della moglie e dei sei figli, il più piccolo dei quali ha appena quattro mesi. Con asce e pugnali sfondano il cranio di tutti e otto, le loro grida fanno accorrere i vicini, ma la scena che si trovano davanti è una bolgia infernale di sangue e teste scoperchiate.
Dei punitori, che resteranno impuniti, nessuna traccia, volatilizzati come fantasmi in un racconto del terrore